In occasione della mostra
MAX KLINGER. Inconscio, mito e passioni alle origine del destino dell’uomo
Bagnacavallo, Museo Civico delle Cappuccine
9 novembre 2018, ore 21
ACCORDI
KLINGER E BRAHMS
l’arte, la musica e il destino dell’uomo
Uno spettacolo di e con EMANUELA MARCANTE e DANIELE TONINI
Ideazione, regia, ricerca iconografica e apparato visivo, scelta delle musiche
a cura di Emanuela Marcante e Daniele Tonini
Testi di Max Klinger, Johannes Brahms, Richard Dehmel, Giorgio de Chirico, Paul Heyse, Jean Paul, Sigmund Freud
Narrazioni originali di Emanuela Marcante
Musiche di Johannes Brahms
DANIELE TONINI, voce recitante, canto, flauto
EMANUELA MARCANTE, voce recitante, pianoforte
La stanza è grande come un granaio,
è piena di luce,
lì disegna, scolpisce, dipinge…
KLINGER
da Richard Dehmel, Jesus und Psyche: Phantasie bei Klinger
(Dal testo dello spettacolo) Con un pianista sul mare si apre la Brahmsphantiasie, e poi con un antico amore richiamato dalle lettere sparse sul pavimento da un pianista, sdraiato a terra, senza una scarpa. E Amore lo assiste, e un antico amore risuona in un Lied di Brahms. Un panorama italiano d’invenzione sullo sfondo, la ruota del tempo fuori dagli assi… l’Italia sullo sfondo, l’Italia amata da Brahms l’Italia di Klinger, dei pittori tedeschi, l’Italia di Böcklin…
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Con intensi rimandi visivi e musicali questo spettacolo-fantasia su Klinger ripercorre con testi originali, testi klingeriani, brahmsiani e una originale evocazione di testi legati al sogno, l’arte e il mondo che vide l’incontro dei due artisti e creò un discorso forte, creativo, travolgente tra arte, letteratura, poesia e musica.
Una Fantasia dove risuonano le musiche brahmsiane per canto e pianoforte al centro del ciclo klingeriano Brahmsphantasie – Opus XII: i cinque Lieder Alte Liebe (Antico amore); Sehnsucht (Struggimento); Am Sonntag Morgen (Domenica mattina); Feldeinsamkeit (Solitudine campestre); Kein Haus, keine Heimat (Nè casa, né patria) e Das Schicksalslied (Il Canto del Destino) per coro e orchestra su testo di Hölderlin e i Vier ernste Gesänge (Quattro canti seri) su testi biblici che Brahms dedicò a Klinger nel 1896, ultima sua opera e suo estremo testamento artistico. Nell’evocare la tensione dell’opera d’arte totale, il Gesamtkunstwerk, aspirazione e tormento dello spirito artistico tedesco nel continuo interrogarsi nel rapporto arte/musica/parola/rappresentazione questo percorso si muove tra la luce e l’ombra di un incontro chiave nella storia dell’arte e della musica, nelle implicazioni profonde e rivelatrici che segnano la storia dell’arte, e la storia del disegno e – klingerinamente – dell’arte dello stilo, la Griffelkunst, nel suo rapporto con la musica, da Runge al simbolismo, all’astrattismo, da Kandinsky ai giorni nostri.
Il sogno non è assimilabile al suono sgradevole di unoo strumento musicale toccato da mano inesperta, anziché da quella del musicista; non è insensato e neppure assurdo… il sogno è… l’appagamento di un desiderio (Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni, 1899).
Sentire ciò che vede, esprimere ciò che sente: questa è la vita dell’ artista. Come potrebbero rimanere in lui mute, vincolate alla bellezza mediante la forma e il colore, le potenti impressioni con cui il lato oscuro della vita minaccia di sommergerlo e dinanzi alle quali anch’egli cerca aiuto? Dagli immani conflitti fra la bellezza cercata, vista, sentita e la terribilità dell’ esistenza, che spesso gli si fa incontro urlando, non possono non nascere immagini analoghe a quelle che il poeta o il musicista sentono scaturire dalla sensazione viva. Perchè queste immagini non vadano perdute dev’esserci un’arte che integri la pittura e la scultura e in cui tra le immagini e il riguardante non si interponga come ostacolo, nella stessa misura che in quelle, l’inerzia della materia. Quest’arte è il disegno (Max Klinger, Pittura e disegno, 1891).
Vedo la musica, vedo le belle parole… e senza che me ne accorga I Suoi splendidi disegni mi portano più lontano: guardandoli, è come se la musica continuasse a risuonare all’infinito ed esprimere tutto ciò che avrei voluto dire, più chiaro di quanto non possa dire la musica, e tuttavia altrettato ricco di mistero e di presentimento. Talvolta mi vien fatto di invidiarLa perché con il Suo stilo può essere più eloquente, talvolta di rallegrarmi perché non ho bisogno di esserlo: ma in fondo sono convinto che tutte le arti sono simili e parlano la stessa lingua (Lettera di Johannes Brahms a Max Klinger, 23 dicembre 1893).