11 maggio 2013, ore 18
Cappella Farnese
PALAZZO COMUNALE, Bologna
I SUONI, L’ARTE, LA POESIA DI FRANCESCO I
Tra Bologna e Fontainebleau
Ideazione e narrazione di Emanuela Marcante
Testi poetici di Francesco I e Clément Marot, musiche di Clément Janequin, Claudin de Sermisy,
Jean Françaix, Maurice Ravel
Alain Leverrier, voce recitante
Daniele Tonini, voce recitante, canto, flauto rinascimentale
Paola Perrucci, arpa rinascimentale, arpa moderna
Emanuela Marcante, voce recitante, clavicembalo e concertazione
Festival Suona Francese 201
In collaborazione con Alliance française e Comune di Bologna
L’evento sarà preceduto da un incontro di Carla Bernardini, curatrice delle Collezioni Comunali d’Arte, dal titolo:
Dopo Bologna. Artisti bolognesi a Fontainebleau
Palazzo comunale, Galleria Vidoniana, ore 17
Con un ringraziamento particolare a Brigitte Pasquet Gotti
Carlo Cignani, Francesco I risana gli scrofolosi, Bologna, Palazzo Comunale, Sala Farnese
La poesia di Francesco: poeti, musicisti, artisti tra Bologna e la Francia. Percorsi tra Cinquecento e Novecento, ricordando la presenza di Francesco I a Bologna (1515/1516/1532)
Bologna, 1515/1516: Francesco I, tra le battaglie della sua campagna d’Italia, le trattative diplomatiche, la composizione del concordato di Bologna con il papa dell’agosto 1516, ebbe con sé come membro della cappella reale il musicista Claudin de Sermisy (1490/95-1562), autore delle più note chansons della prima parte del ‘500, che lo seguì nel 1520 anche al Campo del Drappo d’oro con Enrico VIII d’Inghilterra, e partecipò alle tenzoni d’arte previste nell’incontro (Sermisy fu ancora a Bologna con il re nei complessi anni politici del quarto decennio del Cinquecento). E’ noto che il re, oltre ad amare l’arte, la poesia, la musica, avesse anche il gusto di cantare: Baldassar Castiglione, che lo incontrò a Bologna e che, dopo averlo elogiato nella stesura del 1515 del prologo de Il Cortegiano, si pensa abbia in questa occasione sostenuto e forse indirizzato le sue aperture alle lettere a all’arte che porteranno alla creazione del Collège de France – come argomenta ad esempio André Chastel in Architettura e Cultura nella Francia del Cinquecento (ed. it.1991) – potrà aver sicuramente apprezzato il suo praticare la musica in prima persona.
Nel versante poetico dagli stretti legami con il mondo delle chansons, l’autore più fertile, il poeta Clément Marot (1496/97-1544), fu ugualmente un uomo pienamente inserito nel mondo di Francesco, fin dal 1513 valet de chambre di sua sorella Margherita, la futura Magherita di Navarra autrice della raccolta di novelle Heptaméron. Marot, uomo dalle vicende di vita complesse e appassionanti, fu il poeta oltre che di Sermisy (che utilizzò nelle sue opere anche versi e traduzioni da Petrarca, condiviso modello poetico del tempo, del re stesso) di altri grandi musicisti come Janequin, Orlando di Lasso o Sweelinck.
Fino a giungere a Maurice Ravel con i due Épigrammes de Clément Marot per canto e pianoforte o clavicembalo (1886/89, ed. 1900), a Claude Delvicourt e a Jean Francaix, negli anni Trenta e Quaranta del Novecento, e ad altri autori francesi che sperimentano nel secolo passato la sua poesia. Il cruciale connubio tra la poesia di Marot e il fiorire “ermetico-metafisico” al tempo di Francesco I della scuola di Lione con Maurice
Gustave le Gray (1820-1884), Arbre, Bois de Fontainebleau, 1850 ca. Stampa all’abumina
Scève, e quindi Louise Labé, si serra con le esperienze artistiche di ogni versante del mondo simbolista. Il riconosciuto dialogo a distanza tra la personalità poetica di Scève (1501-1564) e quella di Mallarmé getta un ponte di sostanza tra mondo musicale e artistico cinquecentesco e novecentesco, con sempre nuove riletture e germinazioni, testimoniate dal continuo richiamarsi a questi due poli poetici – e ai loro temi erotici, ermetici, metafisici, religiosi – di musicisti contemporanei dalla più varia formazione e approdo estetico, tra ricerca, sperimentazione, nuovo utilizzo di tecnologie e con appartenenze e prestiti al e dal pop-rock. Il sovrapporsi di temi religiosi e di temi amorosi ed ermetico-simbolici nel continuo “tradurre” forme poetiche e musicali tra il mondo profano e il mondo sacro è evidente proprio dall’opera di Clément Marot e dal suo essere noto poeta dell’amore e noto autore di diffuse traduzioni francesi dei salmi, ben conosciute da Francesco, prodotte in tempi di grandi tormenti religiosi. Per il canto dei salmi in traduzione si utilizzava spesso la veste musicale di opere profane dei più noti compositori (contrafacta). Il connubio Marot /de Sermisy offre al pubblico cinquecentesco la possibilità di cantare sulla stessa musica chansons e traduzioni di salmi con forme poetiche sovrapponibili per metro e e utilizzo di vocabolario. La tensione e la sovrapposizione tra pathos poetico amoroso e religioso viene, a ogni evidenza, ripercorsa anche dal giovane Ravel che nel 1896, anno di composizione di uno degli Épigrammes di Marot, musica anche la poesia di Mallarmé Sainte.
Il mondo poetico e musicale di Francesco I si rapporta quanto più fervidamente a temi e rappresentazioni dell’arte pittorica e dell’architettura tra Bologna e la Francia: la ricerca è in atto e con intrecci di grande suggestione. La produzione di Fontainebleau, con il suo artista e architetto bolognese per eccellenza, il Primaticcio, e gli altri grandi protagonisti, ci permette di porre in evidenza temi storico-politico, speculativi ed artistici che si intrecciano al mondo poetico – che si muove tra tensioni di sublimazione ermetica e allusiva e rielaborate forme di naturalismo e narratività – e al mondo più specificamente e “tecnicamente” musicale e architettonico, con il sempre fervido dialogo rinascimentale tra forme, ritmi, retorica tra musica e architettura. In ogni campo emerge una specifica tensione poetica che permette di ritrovare vie di dialogo a distanza tra Cinquecento e Novecento, tra Francesco I, il suo mondo e la rilettura contemporanea, tra la cultura e l’arte che nasce o transita tra Bologna e la Francia, e che le unisce.
Emanuela Marcante